lunedì 29 giugno 2009

Straniero


Un sole,
spezzato da alberi nudi
cattura lo sguardo
senza chiedere il permesso,
chiama da una strada di mille passi
percorsa senza muoversi.
E tu,
l’avresti mai creduto di ritrovarti così,
fermo sulla soglia del cuore,
straniero dentro te
e un chiodo nel pensiero?

Scorre,
un cielo nel cervello
un sogno senza una notte
e un tempo
che non ti riconosce,
E tu,
l’avresti mai creduto di ritrovarti così
le mani in tasche piene di freddo,
gli occhi che non sanno dove guardare,
dimmi,
l’avresti mai creduto di ritrovarti così,
fermo sulla soglia del cuore
straniero dentro te
e un chiodo nel pensiero?
L’avresti mai creduto
di non riconoscere la tua ombra,
qui,
dove hai parlato alla vita
dove hai abbracciato il vento,
dove tutto ti parla
e dove tutto sa qualcosa di te,
l’avresti mai creduto di ritrovarti così
fermo sulla soglia del cuore
straniero dentro te,
e un chiodo nel pensiero?

Straniero si,
ma sono io,
con un grido nel pensiero
e un torrente in piena
dai miei piedi agli occhi,
con la mia ombra
che abbraccia un orizzonte
e con il vento
che spalanca le finestre degli occhi,
quando mi apri la soglia
e mi sorridi...
Renato

sabato 30 maggio 2009

la foglia e il vento

Un cielo largo un sguardo,
onde di nuvole che scorrono
e che si inseguono,
e ognuno di noi
su strade di sassi con binari di erba,
a guardare quel cielo,
noi, come foglie
appese sul loro ramo…

noi, persi
in una dolce melodia di vento
che ci accarezzava i capelli
e asciugava lacrime leggere,
rincorreva gabbiani,
s’insinuava fra l’erba
e ci accarezzava,
noi, foglie
appese al loro ramo…

poi
un sussurro di vento,
che agita le acque del canale,
entra nei vestiti e riempie gli occhi,
vola la sabbia e sbatte la tenda,
smuove i cespugli
e ci fa vibrare
noi, foglie
appese al loro ramo…
grido di vento,
che agita le onde,
apre le porte e chiude gli occhi delle case,
suonano lamiere
e si sciolgono le nuvole,
piega i salici che sembrano fuggire
e ci fa tremare
noi, foglie
appese al loro ramo…

urlo di vento,
che sembra cantare, che sembra ridere,
strappa la notte e rovescia il giorno,
crespa le onde del canale
che scorre nervoso
ed asciuga i sassi,
prende fiato e poi soffia più forte
nella bottiglia del vuoto
e ci ubriaca
noi, foglie
appese al loro ramo…

poi
il vento si è placato,
il cielo e il cuore tacciono,
le onde cullano i gabbiani,
gli occhi si riaprono ai colori
e guardano
nuvole che disegnano il cielo,
acqua e rami di salice si accarezzano,
rimane una speranza di pace
dopo un vento di guerra
e la foglie sospirano
appese al loro ramo…

e noi
restavamo lì,
guardando quel quadro
che non ci apparteneva
e nel quale eravamo entrati
senza nemmeno capire perché,
chiedendoci
senza rispondere..

anche oggi abbiamo vissuto
e forse vivremo domani
e domani ancora,
perché anche noi
siamo come quelle foglie
sul suo ramo
in attesa…
Renato